mercoledì 20 ottobre 2010

COS'E' LA PALESTRA POPOLARE ?

La palestra popolare promuove uno spazio, da intendersi non solo nel senso fisico, per promuovere le discipline sportive predisponendo un ambiente adatto per lo svolgimento dei corsi e promuovendo attraverso incontri e dibattiti, una cultura dello sport come diritto per tutti senza limiti di età, senza limiti fisici, di appartenenza sessuale e di genere, fuori dalle categorie sociali imposte e senza limiti di provenienza culturale.

Lo sport per tutti costituisce un fenomeno socialmente rilevante, poiché assolve alle primarie funzioni nei processi di crescita degli individui e della collettività. Per questo costituisce una tappa irrinunciabile della dimensione educativa, per il ruolo che esso svolge nella formazione dei “piccoli” e dell’educazione continua degli adulti. Il diritto allo sport è dunque diritto a compiere un’esperienza di maturazione umana e di integrazione sociale.

Lo sport per tutti, in tutte le sue forme e in tutti gli obbiettivi che il singolo è in grado di raggiungere, deve essere riconosciuto e garantito come un’importante risorsa di relazione ed interazione sociale, quindi come preziosa esperienza di democrazia e messa a valore delle potenzialità che ognuno sceglie di mettere in gioco.

Tutto questo per riportare l’etica all’interno dello sport che, oggi, si è ridotto a barbara mercificazione,in questo il calcio ne è la sua sintesi, per cui l’organizzazione sportiva
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è messo per accumulare capitali e strategie economiche schiacciando tutti quei valori che hanno sempre contraddistinto il mondo dello sport.

Vogliamo praticare un altro sport in cui la competizione sportiva è uno stimolo e non il suo fine, in cui si promuova attraverso i metodi olistici il benessere come educazione alla salute e prevenzione contro le malattie al contrario di chi promuove la ricerca forsennata della perfezione assoluta come modello di bellezza e salute standardizzati che spesso per mantenerli si è costretti a ricorrere a sostanze inutili e a volte dannose per lo stesso fisico.
Praticare un altro sport significa aprire possibili scenari di costruzione di una città che si ridefinisce a partire dal suo riscoprirsi multi-culturale e multi-identitaria. Sono molteplici le identità che ogni giorno si muovono nelle nostre città e fuori da queste, e crediamo che ognuna di esse debba esistere e debba potersi esprimere senza essere sottoposta a mediazioni, patteggiamenti, a scambi o baratti.

L’altro sport in cui crediamo è quello che racchiude dentro di sé una pluralità di punti di vista, di dimensioni, di modi di essere, ciò significa rendersi disponibili alla relazione aperta e creare spazi e opportunità multi-relazionali in cui si possa stare insieme, divertirsi, contaminarsi e raggiungere il proprio benessere psico-fisico.


10, 100, 1000 PALESTRE POPOLARI

Ci sono almeno due buone ragioni per praticare le arti marziali: la loro utilità educativa e la necessità di recuperare un rapporto col proprio corpo che sia improntato all’autocontrollo ed all’autodifesa.
Alessio Abram è un maestro che viene dalla gavetta. Svolge quest’attività da sempre, all’interno di normalissime palestre, ma anche in luoghi costruiti con sacrifici, entusiasmo e mezzi di fortuna.
L’esperienza delle palestre popolari, In Italia come altrove, rappresenta un patrimonio di relazioni sociali e conquiste sportive che purtroppo ancora non ha trovato adeguata risonanza nelle cronache e nella letteratura dei movimenti che lottano per costruire un Altro mondo.
A Cosenza come in Ancona, a Roma, Milano, Bologna, Venezia e in altre città, esistono luoghi in cui si lavora per costruire un diverso modo di concepire la salute e l’attività fisica. In alcuni casi, da queste palestre umide e polverose sono stati sfornati autentici campioni.
È ancora più profondo l’obiettivo programmato da Alessio e dagli istruttori che, come lui, hanno preferito realizzare la propria attività improntandola ai valori dell’antirazzismo ed al rifiuto di sostanze e metodi dannosi per la salute umana. La verà finalità è sociale.L’efficacia educativa delle arti marziali sugli adolescenti, rivela una qualità che spesso le agenzie direttamente deputate alla formazione non riescono a
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raggiungere. La boxe, il Karate, comportano l’impiego di una fisicità consapevole, favoriscono la maturazione di principi fondamentali come la lealtà, l’uso misurato della forza, il rispetto dell’avversario, il rifiuto dell’aggressività fine a se stessa. I ragazzi si abituano a compiere qualsiasi piccolo gesto, ogni singolo movimento, seguendo un percorso ben definito che parte dalla componente razionale custodita in ogni essere umano. Il fatto stesso di dosare l’energia, modularla in uno schema di azioni predefinite, costituisce un esercizio efficacissimo di costante equilibrio tra la mente e le sue terminazioni distribuite nell’organismo. È significativo il fatto che in tempi recenti alcune scuole e case circondariali minorili più all’avanguardia abbiano aperto le proprie porte all’insegnamento del pugilato ed alle arti marziali, in attuazione di progetti educativi innovativi.
Lo sport diviene così un bene comune, un’attività imprescindibile, quasi quanto un’alimentazione corretta. È un diritto per tutti i ragazzi del mondo; un bisogno per quanti “ragazzi” non lo sono più.
Ecco perché crediamo che lo sport popolare, praticato dal basso, sia una risorsa da potenziare. E le esperienze come quella avviata dalla polisportiva antirazzista “Assata Shakur” in Ancona meritino attenzione, rispetto, partecipazione.
Gianfranco Tallarico
Claudio Dionesalvi
A.S. Boxe Popolare Cosenza